In principio era Carosello.
Il programma che ha tenuto compagnia per vent’anni a milioni di italiani, tra cui i nostri nonni e i nostri genitori, si basava su una sapiente mescolanza tra intrattenimento e pubblicità.
Non sempre, però, gli spot pubblicitari trasmessi durante le pause di un film o un programma televisivo, sono in grado di attirare l’attenzione e l’interesse degli spettatori. Spesso, invece, sono solo una buona occasione per andare in bagno o controllare cosa c’è in onda su altri canali.
Troppo frequentemente, l’intervallo consiste in trenta secondi (o più) di testimonial dai sorrisi smoderatamente accattivanti, intenti a decantare le qualità del prodotto pubblicizzato e invitare ammiccanti lo spettatore all’acquisto.
A vedere certi film penso quanto sia bella la pubblicità.
Oliviero Toscani
Fortunatamente, per chi guarda la tv e per chi vuole vendere i propri prodotti, grandi brand come Nike e Apple hanno osato trasformare quei pochi secondi a disposizione in veri e propri cortometraggi di qualità. Piccoli capolavori che, tramite una narrazione accattivante e una produzione di alto valore, riescono a catturare l’interesse e coinvolgere i possibili clienti.
Ne consegue che la storia della pubblicità sia ricca di collaborazioni, più o meno memorabili e più o meno riuscite, con grandi registi presi in prestito dal cinema. Federico Fellini, David Fincher e Darren Aronofsky sono solo alcuni degli illustri cineasti che hanno reso lo spot un momento godibile e degno di essere visto.
Ecco cinque grandi nomi della settima arte e i loro rispettivi lavori pubblicitari.
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Wes Anderson per Prada – Castello Cavalcanti (2013)
Il regista di Houston, famoso per i riconoscibilissimi colori e le inquadrature dei suoi film, ha collaborato con l’azienda di alta moda italiana. Nello spot/cortometraggio ci sono tutti gli elementi caratteristici dei lavori di Anderson: Jason Schwartzman (attore feticcio del regista), un’avvenente quanto apatica barista e i dialoghi surreali e dal ritmo incalzante (“completamente finito, totale calamity disastro catastrofica!”). Alla fine dei circa 8 minuti, resta l’amaro in bocca e la curiosità di sapere come si sarebbe evoluta la storia nell’immaginaria cittadina di Castello Cavalcanti.
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Spike Lee per Nike – Is it the shoes? (1991)
https://www.youtube.com/watch?v=BhHONpmlxPc
Il regista di Fa’ la cosa giusta e Malcom X, dirige nel ’91 uno spot in bianco e nero per uno dei brand sportivi più famosi al mondo. Per questa grande occasione, l’accanito tifoso di basket americano non può che farsi affiancare dalla più grande star della palla a spicchi: Michael Jeffrey Jordan. Lo spot, accompagnato da una base ritmica tipicamente anni ’90, è incentrato sul segreto nascosto dietro alle smisurate capacità atletiche e tecniche del cestista dei Chicago Bulls.
“È il taglio di capelli? Sono i calzini corti? Sono le scarpe? Sono le scarpe? Devono essere le scarpe!” -
Ridley Scott per Apple – “1984” (1984)
Al 1984, Ridley Scott aveva già diretto due dei suoi più grandi capolavori di fantascienza: Alien e Blade Runner. Non è difficile immaginare perché la Apple si sia rivolta a lui, affidandogli la direzione di uno spot che rappresenta una non troppo sottile citazione dell’opera di George Orwell, appunto “1984”. Il lavoro di Scott per l’azienda di Steve Jobs fu proiettato un’unica volta, nell’intervallo del Super Bowl, ma questa gli bastò per passare alla storia.
In un’ambientazione distopica e inquietante, una sconosciuta eroina lancia un martello contro lo schermo del Grande Fratello, liberando gli spettatori dalla loro condizione di schiavi del conformismo. -
David Lynch per Sony – “Play Station 2” is The Third Place (2000)
Chiunque abbia visto una delle opere di David Lynch, sa bene che il regista statunitense si ama o si odia. È impossibile arrivare alla fine di un suo film senza provare una profonda ammirazione o un intenso turbamento.
Nel 2000 la multinazionale giapponese vuole lanciare il secondo modello della sua console, presentandola come una porta verso un ipotetico third place, una terza dimensione astratta.
Nessuno meglio del regista di Eraserhead e Strade perdute può rendere “reale” una dimensione paranormale e onirica, accompagnandoci per mano verso un disturbante sogno ad occhi aperti.Welcome to the third place!
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Spike Jonze per Ikea – Lamp (2002)
Nello stesso anno di uscita de Il ladro di orchidee (film con un “doppio” Nicolas Cage e la sceneggiatura di Charlie Kaufman), il regista premio Oscar collabora con l’azienda svedese leader mondiale nella vendita di mobili e oggettistica per la casa. Un solo minuto, scandito da un’incessante pioggia e un pianoforte, durante il quale lo spettatore entra in empatia con un semplice oggetto.
Una lampada viene abbandonata dal suo proprietario e sostituita da un modello nuovo. La bravura di Jonze, sta nel servirsi della colonna sonora e del montaggio per trasmettere un’emozione e un senso di abbandono, nonostante il protagonista dello spot sia un oggetto inanimato.
Il finale a sorpresa ridesta lo spettatore e lo riporta alla realtà dei fatti: it has no feelings, and the new one is much better!Bonus – Sergio Leone per Renault (1981)
La collaborazione tra cinema e pubblicità non è affare esclusivo dei registi americani. Anche il nostro grande Sergio Leone ha prestato la sua opera per uno spot pubblicitario. Nel 1981 dirige circa 50 secondi di puro Western per la casa produttrice automobilistica francese. L’ambientazione, la colonna sonora del maestro Ennio Morricone (una creativa versione western di Per Elisa di Beethoven) e il taglio del leggendario regista romano, rendono epico questo piccolo gioiello di advertising.