Cinema e fantascienza
L’eterno gioco a rincorrersi verso il futuro
Il Cinema, forse più di ogni altra forma d’arte, hai il potere di traghettare il suo spettatore in un mondo parallelo, più o meno aderente a quello reale.
Da grandi poteri, si sa, derivano grandi responsabilità. La responsabilità del Cinema sta nel non limitarsi a raccontare una storia (passata o presente che sia) ma nel tentare di precederla, se non inventarla.
È così che, sin dai tempi di Viaggio nella Luna di Méliès e Metropolis di Fritz Lang, il Cinema ha cominciato il suo infinito gioco di acchiapparello con la storia dell’umanità.
Un gioco fatto di rincorrersi, superarsi vicendevolmente e reciprocamente influenzarsi.
Attore coprotagonista di questo tango col Cinema, non può che essere la tecnologia, la sua evoluzione e il suo impatto sull’umanità tutta.
La fantascienza è narrativa dell’ipotesi, della congettura o dell’abduzione, e in tal senso è gioco scientifico per eccellenza, dato che ogni scienza funziona per congetture, ovvero per abduzioni.
Umberto Eco
Certo, di racconti fantascientifici o di premonizione ne è piena la narrativa, da secoli prima che il cinema vedesse la luce.
Ma è con l’invenzione dei fratelli Lumiere, con le immagini che sembrano venir fuori dallo schermo e che danno forma e colore e suono a ciò che prima era solo nell’immaginazione, che la narrazione fantascientifica conosce la sua più profonda rivoluzione.
Tuttavia, esiste un filone narrativo particolarmente vivo negli ultimi anni, che colpisce diritto nell’immaginario collettivo, forse perché più che mai vicino a ciò che potrebbe realmente avverarsi.
Quel filone di cui fanno parte opere come Her e Transcendence, o le serie tv di successo mondiale Mr. Robot e Black Mirror.
Perché questi film e serie tv hanno fatto breccia nel cuore di milioni di appassionati?
Gli autori che le hanno concepite hanno svolto un lavoro di minuziosa ricerca. Hanno scandagliato prima di tutto lo stato attuale delle cose, e tecnologie contemporanee e le loro più probabili (e spesso infauste) evoluzioni.
A questo hanno aggiunto la proiezione degli scenari più esasperati, o pericolosi o depravati.
L’ingrediente segreto? La contrapposizione etica tra ciò che rende umani gli essere umani e ciò che invece inchioda la tecnologia a mero strumento asservitogli.
La singolarità, l’intelligenza collettiva, quella artificiale. Sono solo alcuni dei campi di battaglia nello scontro etico tra chi professa la sua dedizione all’evoluzione tecnologica e chi invece, spaventato dalle possibili declinazioni negative, si auspica uno stallo.
Negli ultimi cento anni l’uomo si è tecnologicamente evoluto più di quanto avesse fatto nel resto della sua storia millenaria. Purtroppo però, la consapevolezza delle potenzialità e delle implicazioni del cambiamento in atto, non ha tenuto il passo con l’evoluzione tecnologica stessa.
È per questo motivo che ci troviamo oggi ad avere grandi mezzi tecnologici, ma allo stesso tempo grandi difficoltà al momento di sfruttarli adeguatamente.
Abbiamo una rete internet che avrebbe dovuto rendere il mondo un posto un po’ più piccolo, e invece spesso è un sottobosco di frustrazione e volgarità, che non fa altro che allontanare le persone.
Abbiamo accesso a miliardi di informazioni che corrispondono ad un antico Pozzo di Connla, ma continuiamo ad accontentarci di graffiare al massimo la superficie, disinteressati a cosa ci può essere sotto.
Black Mirror e le opere sorelle mettono a nudo la dilagante incapacità di buona parte del genere umano di far buon uso di ciò che di buono e salvifico offra la tecnologia.
Un’opera che punta i riflettori sulle zone d’ombra dell’immenso e incontrollato potenziale di un’evoluzione che, volenti o nolenti, ci sta profondamente cambiando la vita.
Il Cinema di fantascienza è due forti mani che ci scuotono le spalle e ci costringono a riflettere: è davvero questo l’utilizzo che vogliamo fare del più grande potenziale tecnologico di cui l’uomo sia mai stato in possesso?
Non corriamo il rischio di auto demolirci, proprio come se, appena scoperto il fuoco, l’uomo primitivo avesse cominciato a bruciare tutto quanto intorno a sé?
Stiamo cercando di rendere le macchine più simili all’uomo, ma se continuiamo così saremo noi a diventare delle macchine, degli automi.
Individui sempre connessi, con a disposizione tutto lo scibile umano, ma che sprecano il tutto per condividere gattini sui social o spiare il vicino.